Publikation: Exil und Werk : Dantes Selbstbehauptung
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Considerare la relazione tra »esilio« e »opera« significa aprire una nuova prospettiva per la comprensione della Commedia. Nel primo trattato del suo Convivio, probabilmente lo scritto più vicino alla catastrofe del suo esilio da Firenze, Dante si lamenta del suo destino. All’infamia dell’esilio oppone il progetto di cercare la fama con un’opera inaudita. Il Convivio stesso, lavoro concepito con ambizione immensa, fallisce, ma prepara il suolo per la Commedia, opera solitaria e centro della seconda metà della sua vita. In questa opera, con cui Dante si oppone al trauma del suo esilio, l’esilio stesso è onnipresente. La »selva oscura« dell’inizio del primo canto si può intendere come trasposizione e condensazione dell’esilio reale di Dante. Ma aldilà della visione suprema con cui si conchiude il canto finale del Paradiso, l’esilio, tante volte preannunciato a Danteviaggiatore, lo aspetta ancora. L’ultimo orizzonte dell’»altro viaggio« invece è l’opera stessa, che al lettore si presenta come opera già compiuta.
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ISO 690
STIERLE, Karlheinz, 2016. Exil und Werk : Dantes Selbstbehauptung. In: Deutsches Dante-Jahrbuch. De Gruyter. 2016, 91(1), S. 5-22. ISSN 0070-444X. eISSN 2194-4059. Verfügbar unter: doi: 10.1515/dante-2016-0003BibTex
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